Se esistesse il karma, non sarei in questa situazione.
Non parlo per me eh, che sono una discreta stronza e consapevole di esserlo.
No, parlo per lui, povero.
Che mi guarda coi suoi occhioni, biglie nere ai lati del muso grigio.
È uno squalo elefante, tanto enorme quanto innocuo, che si nutre solo di plancton, alghe e animali microscopici.
Cioè, ho fatto più danni io a flora e fauna marina quella volta che sono andata in un All You Can Eat giapponese a strafogarmi che lui nell'arco della sua intera esistenza, capiamoci.
E adesso è lì sopra, con la testa che sbuca dal soffitto di casa mia, lanciato lì dalla Tempesta Perfetta©.
Oddio, neanch'io me la passo benissimo, visto che sono distesa sul pavimento proprio sotto di lui e non riesco a muovermi.
E il soffitto scricchiola sempre di più.
Un'ittiologa che viene uccisa dallo squalo più innocuo del mondo è di un'ironia intollerabile già di per sé, figuriamoci per me che l'ironia la odio.
Cade.
L'impatto è talmente forte che l'allarme della mia macchina, parcheggiata davanti casa, suona.
Io, sono davanti allo squalo.
Miracoli dell'adrenalina, immagino; neanche ricordo di essere saltata in piedi.
E infatti, poi guardo meglio, e vedo che sono sotto di esso.
Mi correggo: un'ittiologa atea che viene uccisa dallo squalo più innocuo del mondo e scopre che esiste vita dopo la morte; questo, è di un'ironia intollerabile.
Racconto scritto nel 2021 per una delle Maratone di Scrittura organizzate ai tempi dalla scuola "Come si scrive una Grande Storia".
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