Lei: un violino, sinuoso, piena di una grazia non di questo mondo.
Lui: una grancassa, imponente e chiassoso.
L’Altro: un clarinetto (non pensate male), a minare l’idillio tra i due.
Lui: non faceva altro che tuonarle ordini perentori.
Lei: rispondeva delicata, triste melodia schiacciata da Lui.
L’Altro: sapeva toccare le corde dell’animo di Lei, la faceva ridere di cuore.
Lui: sentiva che qualcosa non andava, una nota stonata nel loro rapporto, ma era ben lungi dal riconoscere di essere lui stesso l’autore del torto.
Lei: era divisa, confusa e sì, amareggiata; non era forse meschina, a continuare quella pantomima con Lui, quell’amore fraudolento?
L’Altro: la vedeva distratta, con la sofferenza negli occhi, Lei ormai fuori tempo, insufficiente il solo amore.
Lui: arrivò a picchiarla, ma mal gliene incolse, perché arrivò L’Altro, con la pistola a tamburo, e con unico colpo mise fine al suo rimbombo.
Lei: ormai era sola, Lui morto e L’Altro in prigione, strumento solitario, vagava per casa inebetita, bramando la morte, la custodia di legno in cui venir per sempre riposta.
putting the word “twink” up on the shelf
24 minuti fa
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina