Una bella studentessa universitaria
entra in un pub e viene ammirata da una comitiva di amici, lì a
festeggiare la loro vittoria a calcetto. Ad un certo punto Fabio, il
più caciarone del gruppo, sfida Luca, il più timido, a chiedere il
numero di telefono alla bella studentessa. No no, fa Luca, per lui
esiste solo la sua Angela, anzi, la sua Angelina, come la chiama
lui. L'altro lo sfotte: ma che sua e sua, che a malapena sa che
esiste. Gli altri, accalorati da diversi giri di bevute, mettono in
palio dei soldi, se accetta e vince la scommessa. Uno di loro fa un
giro attorno al loro tavolo con un bicchiere, come un questuante,
scuotendolo facendo tintinnare le monete all'interno per spingere gli
altri a versare il loro obolo. Ridendo e scherzando, tutti quanti
assieme mettono 257 Euro, 13 centesimi e un bottone. Farebbe gola a
chiunque un simile gruzzoletto: a chiunque, tranne al nostro cuor di
coniglio. Pare proprio irremovibile. Ma Fabio lo inquadra. Okay,
niente soldi: se riesce a ottenere il numero della tipa, l'aiuterà
ad approcciare la sua Angelina, che lui ci ha fatto le elementari
insieme, sono amici di infanzia e tutto il resto. Seppur titubante e
combattuto, Luca accetta.
Si incammina lentamente verso di lei,
con gli altri al tavolino, dietro di lui, che fanno il tifo come
Hooligans. Luca si volta di scatto facendo un fortissimo "Shhhhhhhh!"
col dito davanti la bocca. Seppur ridacchiando, la smettono di fare
rumore, e lui si volta di nuovo verso di lei che, in tutto questo, è
rimasta a bere in maniera elegante e posata il suo tè.
Le si fa vicino.
Mormora un "Ehm, scusi...".
La ragazza aggiunge un cucchiaino di
zucchero, mescola con cura il liquido ambrato, e riprende a
sorseggiare, lenta, dalla tazzina.
Lui rimane impalato dietro di lei.
"Ehm..."
Vedendo che la ragazza è assorta nei
suoi pensieri, fa per toccarle una spalla con un dito, ma lo fa con
una lentezza esasperante.
Dietro di lui, uno dei suoi amici, dal
tavolo, mette le mani a mò di megafono davanti la bocca e gli urla
"Ma che c'hai paura di metterla incinta?"
Luca ritrae la mano di scatto. La
ragazza, assorta nei suoi pensieri, posa la tazzina ormai vuota
davanti a sé.
Il barista, davanti a lei, gli fa un
gesto con la mano come a dire "Ma che stai a fa?".
Finalmente, si volta verso di lui.
Luca ha un tuffo al cuore: è davvero
bella.
Per un attimo, è completamente
smarrito.
Poi, fa un respiro profondo e le dice
d'un fiato: "Ciaoscusasetidisturbohofattounascommessamidaiiltuonumero".
La ragazza lo fissa interdetta.
Lui si volta a disagio verso il tavolo
degli amici, che cercano di sentire quello che dice per trascriverlo
nel Grande Libro Delle Figure Dimmerda, per tramandare la conoscenza
alle future generazioni; si gira di nuovo verso di lei e, con la mano
davanti la bocca per non farsi sentire da quegli impiccioni, le
mormora "Puoi anche scrivermi un numero finto.".
La ragazza continua ad avere la
medesima espressione.
Lui ci rimane male, gli cadono le
braccia ai fianchi; poi, ha un'illuminazione.
"Ma sei straniera? Do you... do
you speak english?"
Lei, finalmente, accenna un sorriso.
Lui lesto si rimette la mano di fronte
la bocca e le bisbiglia "Sorry, lady, I just... just... just ask
you...".
Lei gli scosta la mano e gli fa cenno
di no con la testa.
Stavolta , è lui che ha l'aria
interdetta.
Perché la ragazza gli fa no,
continuando però a sorridergli.
Gli indica la mano che aveva davanti la
bocca, poi gli fa no col dito.
"Non... non capisco...".
Lei muove una mano davanti a sé con
fare fluido e deciso, ma interrompe il gesto a metà; invece, si
indica un orecchio e fa di nuovo no col dito.
Lui rimane in silenzio per alcuni
secondi, per poi spalancare la bocca sorpreso.
"Ah! Oddio, scusa, non... non
avevo capito...".
Fa per andarsene, ma lei l'afferra per
un gomito, evidentemente divertita.
Gli fa cenno di aspettare e il tapino,
senza capire bene il perché, le dà retta.
Lei prende un quaderno e una bic dal
suo zainetto, e gli scrive "Cos'è che volevi?"
Lui prende il quaderno, legge, le dice
"Mi dai la pe...?" per poi mordersi la lingua e cominciare
a indicare la bic in mano alla ragazza. Lei, in tutta risposta, si fa
ridare il quaderno e comincia a scrivervi continuando però a
fissarlo in volto.
"Eh, ma così è un monologo"
fa lui.
Lei mentre scrive scoppia a ridere di
una risata muta, come nei vecchi film di Chaplin.
Glielo ridà.
C'è scritto "Ti leggo il labiale,
non c'è bisogno che scrivi anche tu." e, con scrittura più
irregolare per via delle risa "Sei tu quello che fin'ora ha
parlato da solo, non io, pistola.".
Lui arrossisce, per poi fare una
risatina nervosa.
"Hai proprio ragione"
Lei scrive "Allora?".
"Ah, ecco, no, io... ho fatto una
scommessa, ecco."
Lei scrive "Cioè?".
"Avrei dovuto farmi dare da te il
numero di telefono, ma se avessi immaginato che... che eri..."
Lei, si mette istintivamente a parlare
col linguaggio dei segni in maniera velocissima.
"Ah, no, aspetta... così non
ti... "
Lei si rende conto di cosa sta facendo,
e afferra di nuovo penna e quaderno.
Lei scrive: "Sono sordomuta, non
suora.".
"Ah, no, ma figurati, cioè... non
intendevo in quel senso..."
Lei scrive: "E in quale senso
intendevi, di grazia?".
"No, cioè... che non hai un
telefono... perché..."
Lei alza gli occhi al cielo, poi prende
dalla tasca dei jeans uno smartphone e digita: "Esistono gli
sms, furbo.".
"Okay. Mi dispiace. Sono un
idiota. Ti chiedo scusa."
Lei digita: "Troppo comodo.".
"Che posso fare per farmi
perdonare?"
Lei ci riflette qualche secondo, ma nel
mentre le vibra e si illumina il cellulare.
Un messaggio.
La ragazza risponde all'sms; vedendo
che la batteria è quasi scarica, riprende il quaderno e scrive:
"Adesso devo andare. Ciao."
"No, aspetta... non... "
Lei scrive: "Aspettare cosa?"
"Per favore, dammi il tuo numero."
Lei scrive: "Quanto avete
scommesso?"
"Nulla. Cioè, uno dei miei amici
mi presenterà alla ragazza che mi piace"
Lei scrive: "Mi stai prendendo in
giro?"
"No, perché?"
Lei si liscia all'indietro i lunghi
capelli biondi con un lungo, esasperato movimento della mano, sembra
lì lì per mandarlo affanculo; però, alla fine del gesto, le scappa
anche un po' da ridere.
Lei scrive: "Ok, facciamo così:
ti do il mio numero, ma guai a te se lo dai ai tuoi amici.".
"Oddio, grazie, non... non so come
ringraziarti..."
Lei scrive il numero, e poi: "Adesso
devo proprio andare. Se dovesse andarti male con lei, il mio numero
ce l'hai".
Lui legge a bocca aperta.
Lei, sorridente, si riprende il
quaderno e aggiunge: "Però, mi raccomando, sms, non chiamate!".
"Vabbè, dai, mi hai preso proprio
per stupido."
La ragazza, sorridendo, esce dal
locale.
Lui rimane lì inebetito per alcuni
secondi, poi la rincorre e le urla "Non mi hai detto come ti
chia...",
per poi prendere il cellulare e
mandarle la domanda via sms.