Miniserie Rai in due puntate incentrata sull’irresponsabilità dei media, che qui vediamo sottoporre a gogna mediatica uno stimato e famoso chirurgo, Sergio Giansanti, sospettato di essere il serial killer battezzato dai giornali “Braccio di Ferro”. Nonostante ci siano solo prove indiziarie sul suo coinvolgimento, il rispettato dottore e padre di famiglia per tutti è diventato un mostro, e di lì a poco viene incarcerato in attesa del processo.
Intanto la giornalista che ha scatenato tutto ciò si rende conto di aver trasformato il povero Giansanti in un capro espiatorio, e decide di indagare nonostante a nessuno interessi la verità.
Fin qui, la trama è abbastanza scorrevole.
Piena di frasi cariche di retorica sul giornalismo, dell’inutile ed improbabile sottotrama della vita privata della giornalista (anche voce narrante) ma fila.
La miniserie comincia a deragliare proprio con Giansanti in carcere.
Da presunto assassino seriale di ragazze, “giustamente” gli altri carcerati gli vogliono fare la pelle. In particolare uno dei suoi compagni di cella, soprannominato… Poldo.
Ora. Va bene la situazione drammatica, capisco anche che vorrebbe essere solo una strizzatina d’occhio a chi conosce le avventure di Popeye, ma possibile che NESSUNO noti che sono nella stessa cella un tizio soprannominato Braccio di Ferro e uno Poldo? Fosse stata una comparsata, ma è addirittura la sua nemesi carceraria…
A parte questa evitabilissima scivolata, la sottotrama carceraria è tutto fuorché ridicola, anche se il buon dottore ha subito più violenza verbale che fisica, e anche questo non è il massimo del realismo data la situazione.
Comunque, vengono finalmente trovate le prove inconfutabili dell'innocenza di Giansanti da sua moglie grazie ad una pura casualità, che viene così scarcerato
Da presunto assassino seriale di ragazze, “giustamente” gli altri carcerati gli vogliono fare la pelle. In particolare uno dei suoi compagni di cella, soprannominato… Poldo.
A parte questa evitabilissima scivolata, la sottotrama carceraria è tutto fuorché ridicola, anche se il buon dottore ha subito più violenza verbale che fisica, e anche questo non è il massimo del realismo data la situazione.
Comunque, vengono finalmente trovate le prove inconfutabili dell'innocenza di Giansanti da sua moglie grazie ad una pura casualità, che viene così scarcerato
Happy ending? Magari.
Ad un certo punto, infatti, si scopre che Giansanti comunque tanto innocente non è...
Alla fine, la forza del messaggio di quella che doveva essere una miniserie-denuncia di un pessimo modo di fare giornalismo viene parzialmente (se non del tutto) neutralizzata da un finale a sorpresa di cui non si sentiva assolutamente il bisogno.
Ad un certo punto, infatti, si scopre che Giansanti comunque tanto innocente non è...
Alla fine, la forza del messaggio di quella che doveva essere una miniserie-denuncia di un pessimo modo di fare giornalismo viene parzialmente (se non del tutto) neutralizzata da un finale a sorpresa di cui non si sentiva assolutamente il bisogno.
Per fortuna salto le fiction
RispondiEliminaTi capisco, questa l'ho vista per sbaglio.
RispondiEliminaNon guardo le fiction televisive. Questa tua recensione non mi fa pentire della mia scelta.
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