Il cielo freddo e metallico sulla mia testa. Le foglie secche e gialle scricchiolanti sotto ai miei piedi. L’aria gelida e umida mi artiglia i polmoni, ogni respiro uno squarcio. Il mio fiato una nuvoletta di vapore biancastro come quella dei fumetti quando pensano. Le nubi compatte come cemento, un’Incudine di Distruzione di Massa che avrebbe ragione di Wile E. Coyote e compagnia bella.
Migliaia di piccoli aghi mi trapassano la pelle ad ogni folata di vento, la faccia come se fossi passato dall’agopuntore di Hellraiser. Il telefonino è muto e immobile, in letargo, oltre i tentacoli dei ripetitori telefonici. Il vento aumenta fino a diventare un fischio lunghissimo, alzo la testa, l’incudine è ancora al suo posto, ma un grosso ramo no. Mi cade vicinissimo, con un CRACK! fragoroso e pieno di schegge di legno. Il mio cuore fa un assolo di batteria virtuosistico, cinque minuti di tachicardia da maratoneta dopato, sudo sotto gli strati a cipolla dei miei vestiti, liberandomi di tossine che avrei preferito tenere, i polmoni come se fossero stati trafitti da una stalattite.
Flirt, circa 1895-1900 Alphonse Mucha
39 minuti fa
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